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10 mesi dopo Google Hummingbird: analisi di Eric Enge (1)

Google Hummingbird: 10 mesi dopo
Google Hummingbird: 10 mesi dopo

Google Hummingbird: 10 mesi dopo (1)

Era il 26 settembre 2013 quando Google lasciò trapelare la notizia dell’aggiornamento della sua piattaforma di ricerca, al quale fu assegnato di nome di Google Hummingbird.

Eric Enge (Search Engine Land), noto co-autore di “Art of SEO” e titolare dell’agenzia Stone Temple Consulting, torna indietro nel tempo e ripercorre gli ultimi dieci mesi di vita del Colibrì tentando una prima ricognizione dell’impatto che ha avuto sui risultati della ricerca.

“Il primo obiettivo, scrive Enge, è quello di estirpare il mito di Hummingbird come un algoritmo”.

Google Hummingbird è stato rivelato durante la festa del quindicesimo anno di Google, ma l’annuncio non era previsto nel biglietto di invito. Tra i pochi presenti durante l’annuncio, Danny Sullivan (editore di Search Engine Land).

Ecco un estratto del video che riprende la chiaccherata tra Eric Enge e Danny Sullivan a proposito delle novità introdotte con Hummingbird e del motivo per cui, nonostante sia stato lanciato un mese prima, nessuno se ne sia accorto…

Tutto questo mentre Google confermava che l’aggiornamento ha avuto un impatto su circa il 90% delle query !

Così riassume Enge: “Hummingbird è stato un lavoro di “riscrittura” della piattaforma di ricerca, progettato per permettere a Google di processare nuovi tipi di segnali in modi nuovi. Il Panda, il Pinguino e i segnali provenienti dai link sono tutti esempi di segnali che si inseriscono nella piattaforma di Hummingbird, nello stesso modo in cui si inserivano nella piattaforma precedente”.

Come spiega anche Danny Sullivan nel video, questi algoritmi (Panda, Pinguino, etc.) non sono stati cambiati in questo processo.

Hummingbird dal punto di vista di uno sviluppatore

Eric Enge offre questa immagine: immaginate di aver creato un programma molto utile e di averlo poi aggiornato costantemente (una volta alla settimana) per 10 anni consecutivi, aggiungendo nuove estensioni e nuove funzionalità in modo sparso.
“Tutto il nuovo codice aggiunto probabilmente è di buona qualità, ma tutti questi nuovi pezzi rischiano di avvitarsi l’uno con l’altro, fino a formare un immenso groviglio come quello di questa foto”:

Il groviglio prima di Google Hummingbird

Il groviglio prima di Google Hummingbird

“Succede che ti ritrovi con blocchi di codice che hanno nomi convenzionali diversi, algoritmi comuni implementati almeno 6 volte nello stesso blocco e strutture annidate di chiamata estremamente fragili: inoltre, su tutto questo, vorresti aggiungere anche nuove funzioni che ti permettano di capire meglio le entità e le loro relazioni”.
Ti accorgi, in sostanza, che se vuoi fare una nuova modifica devi intervenire in 72 punti diversi del tuo codice…

Adesso prova a pensare cosa potrebbe significare questo nello scenario di un motore di ricerca, se il tuo nuovo obiettivo fosse quello di distinguere l’impatto dei link su diversi scenari di ricerca: ad esempio ricerca locale vs personalizzata, ricerca di video vs ricerca sul web.

Una volta che ti sei ripreso dallo shock, decidi di prendere il toro per le corna e dici: “Ok, questa cosa deve diventare più flessibile e la deve riscrivere. Devo eliminare il codice ridondante, rimodulare i concetti che sono alla base dei fattori di posizionamento, per renderli scalabili”.

Questo, secondo Enge e Sullivan, è quello che Google ha fatto nell’aggiornamento chiamato Hummingbird: non sono stati cambiati i fattori di posizionamento, ma è stato ristrutturato l’intero codice della piattaforma per facilitare – in un futuro, anche immediato – la progettazione di nuovi ed effettivi aggiornamenti dei suoi algoritmi di posizionamento.

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