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3 consigli che funzionano ancora a proposito di link building

Link building sui contenuti
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Fare link building o non fare link building?
Il dubbio è amletico e il chiasso di Google non aiuta a capire.

Proviamo a ricostruire la scena del crimine: da qualche anno ormai le forze del male (spammer, seo improvvisati, truffatori su larga scala) subiscono perdite (ma non cedono molto terreno) contro le forze del bene (Google, analisti ed esperti di comunicazione) nella battaglia epocale per la conquista di una fetta di popolarità nel web globale.

Il terreno dello scontro è il pagerank, ovvero uno dei fattori più rilevanti (secondo alcuni l’unico) nell’algoritmo di posizionamento di Google: come si possa guadagnare pagerank ormai è noto anche tra i fashion blogger e i cuochi fai da te, che appunto si ospitano a vicenda per scambiarsi link…

Fuori di metafora, tutto quello che Google NON permette di fare è ben descritto nelle sue linee guida e l’abbiamo riportato anche noi, in questo post a proposito delle tattiche di link scheming. A questo, ma con distinguo, va aggiunto quello che Matt Cutts ha dichiarato, meno di una settimana fa, sul guest blogging (“il guest blogging è morto”).

Se di fronte a questi paletti, ti senti confuso e indeciso sul da farsi, ci pensa David Amerland dal blog Socialmediatoday, a spiegarti come impostare in 3 mosse una strategia di link building che funzioni:

1. Crea dei buoni contenuti
Ok, te lo sei già sentito ripetere un sacco di volte, ma questa volta è diverso. Non ti sto parlando di “creare un contenuto che spacca”, stiamo parlando di un contenuto che il tuo pubblico possa trovare utile: una soluzione a un problema, una risposta a una domanda, informazioni di valore quando servono. In sostanza quel tipo di contenuto che mette, davanti a tutto, i bisogni dei tuoi lettori e fornisce loro una soluzione in modo efficace. Se coltivi la tua nicchia di pubblico, questo porterà buoni link. Per esempio, se i tuoi lettori sono aziende meccaniche, forniscigli la quotazione delle materie prime, giorno per giorno. Apprezzeranno.

Inoltre, come scrive Roger Montti sul suo blog Martinibuster, smettila di pensare alle metriche e ai risultati. La SEO non è una scienza esatta, e “le attività utili per ottenere link naturali non possono essere direttamente misurate”. Sono state tutte le strategie di link building pianificate dai marketers a far infuriare Google, quando in realtà l’unica cosa che conta è “costruire qualcosa di buono e parlarne con gli altri”. E il link building verrà naturale (senza essere penalizzato).

Montti riporta l’esempio del fondatore dei Flying Spaghetti Monster (alias Venganza), che non ne sapeva nulla di SEO, ma ha dato vita a un sito con PageRank 7. Com’è stato possibile? Perché ha creato un contenuto che attraeva le persone in modo naturale, senza strategie di marketing o un link building costruito. Visione “bucolica” della SEO a parte (priva di peccati e peccatori), credo che l’esempio sia molto educativo.

2. Condividi il tuo contenuto sui social networks
Ricordati che i like, che provengono dai social network, portano ranking ai siti a cui puntano, quasi come i link delle pagine web. E anche se i link che provengono dai social network sono “nofollow” (e non passano il PageRank alla pagina di destinazione), Google sta cominciando a prendere in considerazione il loro peso sociale per il posizionamento nelle ricerche. Tradotto, più link naturali hai da Facebook, più il tuo sito sarà visibile per Google. Ma questo non ditelo a Eric Enge…

3. Ospita/ fai il guest blogger
Ma il guest blogging non era morto? No, come poi aveva ritrattato anche Matt Cutts. Ma Amerland è ancora più specifico: “Se vendi auto di lusso e fai il guest blogger su Farmer’s Weekly (un blog di agricoltura, NdT) è poco probabile che creerai un contenuto di valore, rilevante e di alta qualità per loro. Quindi stai solo cercando un back link”. E Google se ne accorgerà, aggiungo io. Quindi fai il guest blogger solo per siti che hanno argomenti affini ai tuoi, cercando di fornire loro qualcosa di utile.

Caro copywriter/esperto SEO/guest blogger, non mi stancherò mai di dirlo: seguire queste linee guida è l’unico modo per sopravvivere nell’epoca del web semantico, dove le connessioni sono trasparenti e gli spamming links non funzionano più. E se questi tre consigli ti portano buoni link, beh… segnalami nel tuo prossimo Flying Spaghetti Monsters!

 

5 risposte

  1. Giorgio T ha detto:

    Mai lette tante s*** tutte assieme.
    1: Ricordati che i like, che provengono dai social network, portano ranking ai siti a cui puntano, quasi come i link delle pagine web. Ma quando mai? è uscito un Video di Matt Cutts proprio poche settimane fa che diceva il contrario.

    2: Il terreno dello scontro è il pagerank, ovvero uno dei fattori più rilevanti (secondo alcuni l’unico) nell’algoritmo di posizionamento di Google
    Questo forse 5 anni fa. aggiornati!

    3: Dove sarebbe “i consigli di linkbuilding”?
    Tu scrivi:
    1: fai contenuti (non centra con la linkbuilding)
    2: Usa i Social (non centra con la LInkbuilding)
    3: Usa i Guestpost su siti a tema (che scopertona)

    • Marco Angelucci ha detto:

      Ti ringrazio Giorgio T. per il commento di pancia, perché se speravi di cavartela con una mail privata e la sorte di essere cestinato, oggi tocca anche a te un minuto di celebrità per l’opinione che hai espresso.
      Vengo al solo e unico punto che mi interessa, tra l’altro spina aperta nel fianco di molti analisti. I like generano ranking? No, non certo come link senza il no-follow da pagine rilevanti o citati da autori influenti. Oggi, tra l’altro, è stato pubblicato un nuovo video di Matt Cutts sul tema (per tutti gli appassionati) e domani lo pubblicheremo anche su questo blog.
      Bene, allora quanto valgono i like? I like valgono quanto i link no-follow, non trasferiscono pagerank, ma non per questo impediscono al crawler di rilevarne la quantità e soprattutto la qualità! Il 90% dei siti nel mondo ha un pagerank compreso tra 0 e 2, come potrebbero differenziarsi a parità di condizioni on-page?

  2. A mio giudizio il link building non passerà mai di moda, semplicemente ci saranno sempre più incentivi/spauracchi per abbandonare le pratiche scorrette che ancora perdurano e verrà affiancato in misura maggiore dalla condivisione sui social.

  3. Massimo Sgambato ha detto:

    Ciao,
    mi occupo anch’io di seo e web. Trovo l’articolo molto interessante.
    I contenuti originali e buoni sono sicuramente la chiave vincente.
    Il problema è che, per troppi anni noi SEO, abbiamo sbagliato: abbiamo fatto credere ai nostri clienti che il ranking (o meglio essere in prima pagina) è fondamentale!
    Adesso il cliente non punta più al contenuto ma al posizionamento: due idee in antitesi!

    • Marco Angelucci ha detto:

      Grazie per l’intervento Massimo, ma – secondo me – contenuto e posizionamento non sono in antitesi. Lo sono solo quando il contenuto non funziona: quando un copy è fiacco, fatica a tenere posizioni anche dove potrebbe essere messo in rotazione pesante, come sui social media o addirittura in radio e in tv.
      Google usa un algoritmo, l’utente dei media “sociali” e tradizionali, scorre velocemente o cambia canale…

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