
Fino a ieri era solo un motore di ricerca un po’ più particolare rispetto a tutti gli altri, oggi anche per DuckDuckGo la svolta e la fama globale, passa per la Cina – meglio per le forche caudine del gigante asiatico.
Il governo cinese e i suoi regolamenti contro l’anonimato in rete ha bloccato in tutte le sue province il nuovo motore di ricerca, che fa della privacy un vero e proprio feticcio.
DuckDuckGo è stato fondato nel 2008, ma solo di recente (e grazie a una massiccia campagna di marketing) ha incominciato ad acquisire una certa notorietà: sicuramente la sua crescita è stata direttamente proporzionale all’aumento delle preoccupazioni (o presa di coscienza) degli utenti sulla privacy durante la navigazione nel web.
Un motore per ricerche anonime
In sostanza DuckDuckGo è un motore di ricerca che non traccia gli utenti che digitano query, ma – secondo alcuni, tra cui Eli Schwartz (Search Engine Land) – si tratta di un motore molto elementare: è sprovvisto di “crawler” (quindi non indicizza pagine in modo automatico e sistematico come Google) e per suoi risultati, che sono risposte immediate e pagine “raccomandate”, pesca informazioni da risorse esterne come ad esempio Wikipedia (sai che novità…) e Yelp (per gli USA).
Il vero momento di gloria DuckDuckGo è di questa estate: Apple ha annunciato che sarà il motore predefinito per le ricerche anonime del suo nuovo iOS e della sua prossima versione desktop.
La grande muraglia cinese
La conferma della chiusura dei “ponti” oltre la Grande Muraglia è arrivata ieri via Twitter dal suo CEO e fondatore, Gabriel Weinberg, ma il blocco – rivela Barry Schwartz (Search Engine Land) – risale a qualche settimana fa ed espone le sue “prove” attraverso il sito BlockedInChina.net.
Schwartz non riesce a spiegarsi per quale motivo la Cina abbia bloccato le attività del motore di ricerca nei suoi territori: non farci caso, a New York – dove vive il columnnist di SEL – stanno rielaborando (forse in chiave moderna?!) il concetto di democrazia e di libertà di espressione…
È comunque certo che Weinberg non ha nessuna intenzione di scendere a compromessi con il governo di Pechino: ha affermato infatti che non sta trattando con la burocrazia cinese per tentare di sbloccare DuckDuckGo.
Anche Google ha vissuto sorti alterne in Cina, oggi tocca alla ricerca anonima: sarà un punto di svolta? Per la Cina o per DuckDuckGo?