
Secondo Aaron Friedman (Search Engine Land) è finita l’epoca dei grandi stravolgimenti sulle SERP di Google: una provocazione certo, ma non solo.
L’analisi di Friedman parte dal lancio dell’ultima versione del Pinguino (ricomparso senza invito di fronte al Tacchino): il suo impatto non è stato molto aggressivo e Google ha riportato danni su meno dell’1% dei risultati delle ricerche.
Oltre ai dati ufficiali, Friedman mette sul piatto anche i dati raccolti dall’agenzia per cui lavora, RankAbove.
Su 25000 keywords tracciate con gli strumenti dell’agenzia, solo una fetta molto piccola ha subito penalizzazioni sotto la ventesima posizione (420) e una leggermente più grande ha visto un recupero (442).
Nel mezzo, come nel grafico che ti riporto qui sotto, calma piatta.
In sostanza, nessuna devastazione e (purtroppo) pochissimi riscatti: per Friedman questa è la dimostrazione che Google è finalmente arrivata a un buon livello di qualità nelle SERP e non ci saranno più cambiamenti drastici come in passato.
Allora perché tutte le aziende on-line che speravano nel “perdono reale” non hanno recuperato posizioni?
Quando il Pinguino e il Panda, scrive Friedman, si sono presentati sulla scena, hanno provocato uno shock necessario sulle pagine dei risultati: c’era molta spazzatura e spam da quelle parte (e ce n’è ancora…)
Lo scopo di questi aggiornamenti algoritmici era di risolvere questi problemi legati allo spam: svalutando il lavoro di tutti coloro che utilizzavano tecniche sleali, Google ha provocato la caduta di posizioni per molti siti web e del “duro lavoro” di molti webmaster.
Ma se il “duro lavoro”, scrive Friedman, era dedicato all’utilizzo di pratiche controverse, i loro siti non avrebbero mai potuto meritare la posizione conquistata…
Se hai raggiunto una posizione di alto livello con metodi contrari alle linee guida di Google, un’eventuale recupero non ti riporta alla posizione conquistata in modo artificiale: la posizione che ti meriti è quella rivalutata algoritmicamente.
Poi ci sono tutte le speculazioni su quello che succede quando un sito web viene colpito dal Pinguino: perde il valore di tutti i suoi bad link ed a questo si aggiunge la penalizzazione? Anche in questo caso, la domanda è fuori luogo: hai giocato sporco e quindi scendi alla posizione rivalutata dall’algoritmo.
Secondo i dati di Friedman, nell’ultima discesa del Pinguino, non ci sono penalizzazioni drastiche, modello “condanna”: le fluttuazioni nelle SERP sono state minime e anche molti siti che erano stati colpiti, dopo aver ripulito il loro profilo di backlinks, non hanno notato salite straordinarie.
Il motivo per il mancato riscatto deve essere cercato, secondo Friedman, nel fatto che non hai aggiunto nessun nuovo link (fresco e naturale) al tuo profilo di backlinks! Non è sufficiente la pulizia di tutti i link senza valore acquisiti nel tempo e non bastano più i pochi e buoni link che hai acquisito oltre due anni fa…
Ecco il grafico proposto da RankAbove a proposito di speculazione sui link nel tempo:
Questo porta Friedman alla conclusione che “i giorni degli animali pelosi, bianchi e neri, che hanno rovinato la nostra vita è finito”. Sono stati tra noi per qualche anno e hanno insegnato in un modo abbastanza efficace ai webmaster che le vecchie tattiche non funzionano più.
Se hai iniziato a considerare il link building come parte della tua strategia di marketing creando ottimi contenuti di qualità, non hai nulla da temere da una “tempesta algoritmica”: qui giorni sono finiti, conclude Friedman, a meno che tu non sia uno spammer…
Ma gli ultimi aggiornamenti di Panda e Pinguino sono veramente a prova di falso positivo?!
E tu cosa ne pensi? Sei d’accordo con Friedman?