È fuori discussione che il tema caldo della scorsa settimana (analisi di Cognitive SEO sulla quarta versione di Google Panda), continuerà a tenere banco anche in questa settimana e, molto probabilmente sarà il tema hot di tutta l’estate.
Alcuni siti sono stati realmente baciati dal simpatico orso e sono volati sulle SERP, mentre altri meno qualificati in authority on-topic sono stati letteralmente spazzati dalle prime 2/3 pagine di risultati.
A rimettere legna nel camino, alcuni risultati pubblicati da Janet Driscoll Miller (Search Engine Land) e relativi ai successi ottenuti da un suo cliente proprio grazie a Google Panda 4.
Driscott Miller parte da un racconto, già pubblicato l’autunno scorso: ad un suo cliente “rubarono i contenuti”.
Come conseguenza, il suo traffico dalla ricerca organica è crollato ad ogni rilascio di Google Panda con una riduzione di circa l’88% del traffico.
Il sito è pubblicato da un’importante associazione medica (guarda caso…) e distribuisce informazioni di carattere medico. In più, molti siti governativi e di carattere medico hanno un link verso questo sito per il suo contenuto “autorevole”.
Secondo Driscott Miller la violazione del copyright è abbastanza comune nel campo medico: “nello sforzo di migliorare l’educazione dei loro pazienti, molti siti a contenuto medico creati da professionisti come dottori, dentisti, uffici medici, laboratori, ripubblicano il contenuto di siti autorevoli.
Quando l’agenzia di Driscot Miller ha incominciato a prendersi cura di questo sito le bandiere rosse principali erano puntate su contenuti duplicati: un laboratorio medico di San Antonio (Texas), non solo aveva copiato più di 80 pagine di contenuti, ma aveva anche applicato il tag di authorship su quel contenuto.
I rilasci precedenti di Google Panda avevano quindi rilevato ogni volta un falso positivo e attribuito autorevolezza ai contenuti basandosi quasi esclusivamente sul fattore “authorship”.
Questo caso, secondo Driscot Miller, ha scosso i piani di Google, che ha incominciato a rivedere il fattore “authorship” affiancandolo ad altri fattori per migliorare la comprensione del livello reale di autorevolezza di un sito web.
La dimostrazione di tutto questo nel lancio del quarto Panda, secondo l’autrice, avvenuto a partire dal 17 maggio e non dal 20 maggio come annunciato da Matt Cutts:
Dietro la risalita bisogna metterci anche il meticoloso lavoro SEO dell’agenzia, che ha individuato i contenuti duplicati, richiesto la rimozione e segnalato a Google ogni caso. E il fatto che il traffico non sia ancora tornato esattamente ai livelli che aveva prima del passaggio di Panda 1,2 e 3, è dovuto al fatto che “molti dei suoi termini di ricerca soffrono ancora della duplicazione dei contenuti”.
Ma nelle conclusioni Driscot Miller ammette comunque che “il nuovo Panda sembra avere un’idea più chiara (e ampia) del concetto di autorevolezza: non può più essere acquisita in modo veloce con un semplice tag o altri metodi“.
Molto diverso dai primi tre che, nel loro tentativo di monitorare lo spam, hanno ottenuto l’effetto indesiderato di penalizzare siti con un’ottima reputazione. E senza manutentore SEO!