
Con il Google Penguin Update, il famigerato algoritmo di pulizia sarà in continuo aggiornamento.
Per questo motivo sono molti a chiedersi (con la coscienza sporca) come fare a ripulire i propri scheletri nell’armadio (leggi backlinks di qualità pessima) in tempo reale.
I consigli si sprecano e ogni giorno il buon Barry Schwartz racconta la cronaca e le voci che si sprecano nella comunità dei webmaster (ecco cosa accade, per esempio, nel quotidiano di una link demotion).
Su questo fronte non è da meno, nemmeno la conferenza americana più importante nel settore: Pubcon 2016, Las Vegas.
Qui Loren Baker (Search Engine Journal) ha intervistato Jim Boykin di Internet Marketing Ninjas proprio sul Google Penguin Update e lo strumento per rifiutare i link della Search Console.
Secondo Boykin di tutti i siti che negli ultimi anni hanno occupato le prime 30 posizioni nella ricerca organica di Google, l’89% non ha più alcun posizionamento. Alcuni non esistono proprio più, ma la maggior parte di questi sono stati penalizzati.
Con il nuovo Google Penguin è quindi possibile recuperare prima (di un anno) le posizioni perdute?
Quando è necessario utilizzare lo strumento di rifiuto?
Prima di utilizzare un file di rifiuto (disavow file), secondo Boykin, sarebbe meglio conoscere la differenza tra un link buono e uno cattivo.
Peccato che spesso non sia facile misurarlo e che gli strumenti più in voga non siano sufficienti: qui Boykin bastona tutti da Moz a Majestic passando per Ahrefs, perché nessuno è completo e prende in considerazione tutti i parametri di Google.
Con la versione precedente di Google Penguin, un intero sito poteva essere colpito e penalizzato. Non che sia cambiato molto rispetto al passato, ma oggi non c’è più tanto bisogno di spaccarsi la testa con lo strumento di rifiuto.
Sarà sempre Google a determinare la differenza tra un link buono ed uno cattivo: il Penguin Update scenderà ad un livello più granulare analizzando elementi come il folder, la pagina, le keyword e la “svalutazione” del link.
I link saranno oggetto di un’attenzione così massiccia, dice Boykin, che sarebbe meglio concentrarsi solo sulla creazione di un ottimo contenuto, piuttosto che sulla creazione di link (alias link building).
Ecco il video integrale dell’intervista: