
RankBrain è il terzo tra i più importanti fattori di posizionamento dei risultati di Google.
Questa non è una deduzione…
È l’unico stralcio di verità (mai uscita da una bocca ufficiale di Mountain View, tra l’altro) dichiarato da Greg Corrado, nell’intervista sul canale di Bloomberg e confermato dai piani alti dell’azienda alla redazione di Sullivan e co.
Eccone uno stralcio:
RankBrain è uno dei cento di segnali, compresi nell’algoritmo che determina quali risultati appaiono nella pagina della ricerca di Google e dove si posizionano, ma negli ultimi mesi di sviluppo RankBrain è diventato il terzo tra i più importanti segnali che contribuiscono al risultato di una query di ricerca.
Quali sono il primo e il secondo segnale?
Per quale motivo ha svelato il “terzo segreto”, tenendo la bocca cucita sui primi due?
Secondo Sullivan non ci sono contraddizioni e l’articolo di Bloomberg non è stato un incidente: Google voleva comunicare al mondo il suo pensiero sull’argomento dell’apprendimento automatico (machine-learning) e ottenere buone PR (non pagerank) da questo “passo in avanti”.
Google non lo dice, ma il fondatore di Search Engine Land, lo presuppone: non si capirebbe altrimenti il passo in avanti senza comprendere i primi due fattori implicati.
Secondo Sullivan, i link sono il primo fattore e il segnale più importante per l’algoritmo di Google: quei link che Google, fin dalla sua prima versione dell’algoritmo, ha considerato come forme di voto.
Le parole, invece, sono il secondo segnale: con il termine “parole”, Sullivan vuole indicare tutto ciò che è compreso nei contenuti della pagina e il modo in cui Google interpreta le parole che gli utenti inseriscono nella casella di ricerca.
Dopo mesi di botta e risposta, alla fine anche Google ha ceduto: solo due mesi fa uno dei suoi ingegneri senior, Andrey Lipattsev (Search Quality Senior Strategist) è caduto sotto i colpi di Barry Schwartz (SEL) ed ha ammesso che sul podio ci sono i contenuti e i link che puntano a quei contenuti (ma senza specificare chi al primo e chi al secondo posto).
Che cosa fa esattamente RankBrain?
RankBrain è principalmente utilizzato per interpretare quelle ricerche che le persone compongono senza indicare le parole esatte di ciò che stanno cercando.
L’analisi dell’intenzione dietro i termini di una ricerca non è una novità per gli ingegneri di Google: in cosa è allora diverso RankBrain da tutti gli strumenti che Google ha finora utilizzato per rilevare le intenzioni: dalle stringhe di caratteri alle cose (“from strings to things”), passando per il riconoscimento dei sinonimi… fino a dove si spingerà Google RankBrain?