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Jelly Search App: inizia l’era della ricerca interattiva nei social media!

Stone risponde alle tue domande
Stone risponde alle tue domande

Stone risponde alle tue domande

Il concetto è semplice, quasi ovvio e banale quanto l’egocentrismo sociale, innato nella natura umana, alla base di Facebook.
“Se hai una domanda, c’è qualcuno là fuori che potrebbe conoscere la risposta”.

Così il co-fondatore di Twitter Biz Stone, ha presentato la sua nuova app – sviluppata insieme a Ben Finkel – chiamata Jelly:  l’applicazione è stata creata appositamente per effettuare ricerche, o meglio rispondere a domande (vi ricorda nulla?!), attraverso i social networks che saranno poi anche il veicolo per i risultati oppure semplicemente per inoltrare nuovamente la domanda a un altro esperto.
Correva ancora l’anno 2013, solo un mese fa, e in questo nostro post, abbiamo affrontato la questione attraverso le parole di Erin Robbins O’Brien: era chiaro che, prima o poi anche i canali dei social media avrebbero recepito caratteristiche e modalità di interazione più affini a quelle dei motori di ricerca.

La nuova app, che si auto incensa come “nuovo modo di cercare”, può già essere scaricata – ma attenzione a cercarla con il solo nome Jelly: chi ha ideato il nome forse doveva prevedere che lo stesso è utilizzato da uno dei giochi più popolari, per bambini e non solo, su smartphone e tablet. Quindi se volete scartare le circa 850 e passa app dedicate al giochino per bimbi-minchia, digitate direttamente “Jelly search”.

"Metti a fuoco, scatta e chiedi!"

“Metti a fuoco, scatta e chiedi!”

Si tratta ovviamente di una app gratuita, che permette di fare domande attraverso fotografie: immaginate di essere per strada e notare un palazzo, una torre o un grattacielo di cui volete sapere il nome. Scattate una foto e fate la domanda: Jelly posterà l’immagine e la vostra domanda su tutti i social network che deciderete di sincronizzare sulla piattaforma (al momento le possibilità sono ristrette a Facebook e a Twitter).
Auguratevi quindi di avere amici, contatti o conoscenti sufficientemente intelligenti ed eruditi, oppure mettetevi a sperare in qualche mirabolante ri-condivisione…
Jelly inoltre potrebbe essere utilizzata per condividere screenshot e contribuire alla ricerca di una soluzione per il vostro problema “informatico”.

L’immagine è il cuore centrale della app e della sua esperienza utente: secondo Stone, “le immagini aggiungono profondità e contesto a ogni domanda: ogni fotografia, infatti può essere ritagliata, incorniciata, ingrandita e si può anche scriverci sopra”. Per un’intervista integrale al fondatore Biz Stone vi consiglio questo link al L.A.Times.

Il co-fondatore Ben Finkel, non è nuovo a software di tipo Q&A (Question & Answer): è stato infatti anche il co-fondatore di Fluther, un servizio di Q&A che è stato acquisito da Twitter nel 2010. Dopo l’acquisto Finkel ha lavorato per Twitter, dedicandosi alla progettazione di una nuova esperienza utente.

Il risultato di Jelly, secondo gli sviluppatori, va nella direzione opposta a quella dei motori di ricerca, “i cui complessi algoritmi attuali non danno risultati basati sull’esperienza, l’inventiva e la creatitività della mente umana”. A questo, Amy Gesenhues di Search Engine Land, contrappone però molte altre soluzioni che sono partite con lo stesso slancio, ma che poi sono fallite nell’intento di conquistare il segmento di mercato della ricerca nei social media: tra questi esempi la Gesenhues cita Ask.com, Quora, Yahoo Answers, Google Answers e lo stesso Facebook.

E tu cosa ne pensi di Jelly ?