
E se ci fossimo persi soltanto in chiacchiere?!
Inutili digressioni e pipponi sulla morte del link building e sulla sua ipotetica sostituzione con il content marketing…
SEO oppure SEM oppure SMM?!
Quante volte ti sei incantato e incartato a guardare un dito piuttosto che la luna?
La SEO oggi, come dice Erin Everhart (Search Engine Land), è una bestia diversa da quella di alcuni anni fa e il link building è l’aspetto che ha sofferto il pestaggio peggiore.
Il processo del link building oggi, scrive Everheart, non ha niente a che fare con quello di alcuni anni fa, ma le qualità che fanno un buon link sono rimaste le stesse.
Ritornando alle basi Everheart elenca queste qualità:
I tuoi link sono la tua reputazione
Basta una sola discutibile azione per rovinarti la reputazione e lo stesso si può dire per un link equivoco, soprattutto da quando Google ha perso la pazienza contro lo spam e la manipolazione dei link.
Se ti metti in una condizione di “buon vicinato” da sorgenti di link, Google premia la tua buona reputazione (a volte anche con un buon posizionamento).
Controlla che tutte le fonti dei tuoi link abbiano a loro volta solo buoni backlinks e delle buone risorse, ovvero non ti circondare di feccia cattiva…
Buoni link vs. Cattivi link
I numeri, come la Domain Authority oppure la quantità di domini tra i backlink, sono dei buoni indicatori per valutare il potenziale di una fonte di link: ma la valutazione tra un link buono e uno cattivo, scrive, Everheart, non è solo un fatto di numeri.
Se ti sembra equivoco, probabilmente lo è: considera questi tre fattori per valutare un link.
1) La credibilità: è un risorsa affidabile? Il suo contenuto è interessante e educativo? Ha una buona grammatica?
2) La difficoltà: quanto tempo hai impiegato per ottenerlo? Più è stato difficile e maggiore è il suo valore.
3) Il traffico: i link servono a portare traffico. Questo era il loro scopo, anche molto tempo fa – prima dell’algoritmo di Google – quando non erano ancora considerati la linfa essenziale (link juice) della SEO.
Il modo in cui sono segnalati è ancora importante
Il testo ancorato è un fattore importante per i link interni di un sito web: se quelli che puntano all’esterno stanno vivendo un momento critico, puoi valutare la tua potenziale sorgente dalla rilevanza che viene posta sulle ancore dei link, all’interno del sito web.
Sono comunque segnali importanti per i motori di ricerca, perché forniscono informazioni sulla gerarchia e l’importanza delle singole pagine.
Ci sono diversi tipi di link
I link si dividono in 4 categorie:
1) Organici: sono i link acquisiti in modo naturale da altri siti web che hanno voluto premiare il tuo contenuto.
2) Richiesti: sono quelli richiesti direttamente a blogger, editori o webmaster e – di solito – si concludono con uno “scambio”.
3) Propri: sono i link che hai creato direttamente tu con profili on line, forum, commenti nei blog. Questo tipo di link andrebbe usato con cautela, perché stanno incominciando a essere svalutati (n.d.T. se non rilevanti e palesemente “equivoci”).
4) Social: tecnicamente non sono link, ma condivisioni da social network come Facebook, Twitter e Linkedin.
Una buona strategia di link building, sostiene Everheart, comprende tutte e 4 le categorie.
Incomincia da te stesso e dai tuoi concorrenti
La parte fondamentale di una buona strategia di marketing comincia con l’analisi dei tuoi concorrenti, così come la tua campagna di link building.
Per prima cosa osserva quali link portano traffico e buoni valori (DA, MozRank, etc.) ai loro siti web.
Analizza anche il profilo delle persone che ti seguono sui social media, dei tuoi fornitori e dei siti da cui già ricevi backlink (ci possono essere sempre nuove opportunità).
Se ti occupi di un marchio, analizza anche tutte i contenuti dove il brand viene citato (anche nella ricerca immagini), ma non è presente un link.
Su tutte e cinque queste regole, Everheart non manca di aggiungere, che il buon contenuto è l’ingrediente essenziale: essenziale sì, ma senza link anche un buon contenuto non va da nessuna parte…