Mi è già capitato di ospitare su questo blog opinioni fuori dal coro, alcune provocatorie, altre sul limite dell’assurdo e della follia, mai però così dirette ed efficaci come quelle usate da Lyndon (Cornwall SEO).
La sua premessa è perentoria: “Non esistono link naturali e non esistono link organici“.
E allora perché non c’è esperto SEO che non blateri a sufficienza su quanto deve essere naturale questo e organico quello?!
“Qui non si parla di pesche… Anche se amo le pesche”, rassicura Lyndon.
“Non mi piace dire questo, scrive Lyndon, perché molti miei colleghi (e forse io stesso) siamo rimasti coinvolti in questa mescola di naturale/organico: ma l’unica sua ragione di esistenza è nel marketing e non è affatto un elemento descrittivo”.
In poche parole, monta il carico Lyndon, è una stupidaggine. Una forma stupida di marketing, ma anche molto efficace…
In questo settore abbiamo spesso bisogno di etichettare processi complessi e basati su macchine con termini poco seri e pseudo hippy come “organico”.
Questo ci aiuta a vendere un servizio che è imperfetto e a nascondere il fatto che non sappiamo assolutamente nulla di cosa stia succedendo perché Google non ce lo racconterà mai…
Google suggerirà che abbiamo bisogno di costruire campi di lussureggianti e verdeggianti link organici, senza nemmeno una punta di pesticidi black hat (un’altra parola stupida).
L’unico problema di questa visione è che si tratta di farina fuori-uscita dalla bocca di un esperto di marketing… Ma Google non è un’associazione di pubblicitari, bensì un’azienda che sforna un prodotto creato e testato da ingegneri che hanno a che fare con sistemi efficienti e altamente ingegnerizzati.
Questo secondo Lyndon è il fatto più importante da ricordare: Google è una macchina, cosa cavolo di organico può esserci in una macchina?!
Le macchine sono guidate da processi, ripetono operazioni, creano modelli: gli algoritmi che guidano Google, afferma Lyndon, sono tra i più complessi che siano mai stati scritti e nessuno è ancora riuscito a ottenerne un perfetto reverse engineering.
Googlebot è una macchina, ma i contenuti che creiamo sono per gli essere umani: se sono fantastici e magnifici, allora dovrebbero attrarre quei link che altri essere umani saranno ispirati a dare.
Lo slogan da seguire è questo: crea contenuto comprensibile per esseri umani e non per robot… ma lascia tutto il tuo materiale “organico” a casa, perché puzza…
Sei d’accordo con Lyndon? Pensi anche tu che l’etichetta di naturale e organica, attribuita alla SEO, sia sbagliata?