
Amici e falsi amici della SEO negli URLs
Secondo alcuni non sono tra i segnali più forti di Google, ma diventa difficile spiegare l’importanza del primo (.com) e del secondo livello (tue-keywords[.com]) del tuo dominio senza metterci anche tutto il resto e quindi l’URL completo della tua pagina web.
Qualche secolo fa, Matt Cutts sosteneva che mettere o non mettere le keywords nel dominio oppure all’interno di un URL, non avrebbe fatto la differenza per l’algoritmo di posizionamento di Google.
Tutto molto vero: ogni presunto esperto SEO sa che gli sforzi da mettere in campo sono ben altri… Si incomincia con l’esperienza di ricerca di un utente e lo sviluppo di un insieme di fili (struttura di link) che si dipanano attraverso i contenuti per l’outreach di followers e “amanti” dei backlink.
Benissimo, ma anche per un quadro la cornice è importante: può contribuire a catturare l’attenzione del visitatore e, cosa più importante, aiutare a trovarlo (o ri-trovarlo) in una stanza piena di altri dipinti. In poche parole anche la cornice può migliorare la qualità della sua esperienza.
È proprio per questo che esistono buone pratiche da non dimenticare quando si tratta di URLs: l’URL è la cornice del tuo contenuto ed è utile sia per l’utente in carne e ossa, sia per l’utente tutto logico e immateriale chiamato spider.
Ecco qui allora una guida unica e definitiva su queste cornici.
Lunghi o corti? Con o senza keywords? Canonici o “poligami”? Sicuri o senza filtro?
L’infografica che ti presento oggi è stata sfornata da pochissimi giorni sulle colonne di Search Engine Land ed è stata prodotta da Brian Dean (fondatore di BackLinko) e John E. Lincoln (CEO di Ignite Visibility).