
Il rapporto così stretto tra SEO e Social Media non è mai stato così intimo come in quest’ultimo anno, ma non è sempre stato così…
Nella seconda parte della sua analisi, Stoney G deGeyter (Search Engine Journal) propone un excursus storico sui fattori di posizionamento SEO nel tempo.
Come ci si posizionava nel 1999
Non è passato molto tempo (appena 15 anni) da quando i motori di ricerca (tranne Google) utilizzavano solo fattori on-page per determinare il posizionamento sulle SERP di un sito web. È stato Google il primo a introdurre i link come fattori di posizionamento e questo ha contribuito a rendere i suoi risultati molto più rilevanti rispetto a quelli degli altri motori di ricerca: allora le persone usavano i link per segnalare siti web che aggiungevano un valore reale ai loro contenuti.
Con il tempo poi, questo sistema ha aperto un vaso di pandora per la manipolazione massiva e massiccia dei link nell’industria SEO: Google ha quindi iniziato a dare meno peso ai link “cattivi”, fino a svalutare completamente quei link costruiti con il solo intento di influenzare i risultati di una ricerca (ovvero quando un link non è così importante per il pubblico di un sito web, quanto la ragione della sua collocazione).
Da allora fino all’anno scorso, pur con alti e bassi sostiene deGeyter, “i link sono sempre stati fattori di posizionamento chiave per trasformare il web marketing in dollari”.
Come ci si posiziona nel 2014
Oggi ci sono molti più fattori rispetto agli albori dei search engines e i social media sono uno di questi, non l’unico: anche il contenuto, l’usabilità e le conversioni (CTR) giocano un ruolo crescente nell’analisi che i motori di ricerca effettuano con lo scopo di posizionare i risultati sulle SERP.
Ricordati, scrive deGeyter, che i motori di ricerca vogliono restituire risultati con siti web che abbiano un valore per l’utente della ricerca: se il contenuto è copiato, difficile da utilizzare e con un basso tasso di conversione, tutti questi sono segnali che portano il motore di ricerca a svalutare questo sito nella classifica dei risultati.
In questo contesto, qual’è il ruolo dei social media e il loro impatto sul posizionamento nei motori di ricerca?
Lo studio di Moz dello scorso anno, fu cassato da Matt Cutts che utilizzò questa vignetta per spiegare le differenze tra correlazione e causa (correlation vs causation).
Non si tratta di riproporre l’inutile dibattito tra correlazioni e cause: non è utile per capire che se un fattore non è la causa di qualcosa, non è detto che non produca un impatto: nel nostro caso, dice deGeyter, la condivisione sociale non gioca un ruolo diretto nell’algoritmo di Google, ma l’insieme di fattori che portano un contenuto ad un alto scambio sui social networks, tendono anche a portarlo in alto nei risultati di una ricerca.
Ragione per cui se il tuo contenuto viene condiviso da molte persone, è facile che ottenga anche un buon piazzamento nei riusltati di Google: non per la condivisione in se, ma perché contiene tutti gli ingredienti che l’algoritmo di Google analizza. Non sono i likes ad alzare il posizionamento, ma tutte le altre qualità (e che lo hanno reso condivisibile).