
È vero che il link building spietato e selvaggio, dell’epoca pre-Pinguino, è ciò che ha contribuito maggiormente a rendere indigesto il mestiere del consulente SEO agli occhi degli umani e dei successivi algoritmi di penalizzazione di Google.
È anche vero, però, che tutto quello che Google ha messo in campo per rendere questo mondo “migliore e pulito”, non impedisce oggi di sfruttare tattiche di link building ai limiti dello spam, usandole con intelligenza e seguendo una strategia sana e precisa di arricchimento del proprio profilo di backlinks.
I paletti messi da Google negli ultimi anni (automatici o manuali che siano) non consentono più a siti mediocri di prosperare facilmente nelle SERP oppure a ciarlatani SEO di dubbia moralità di sbarcare il lunario. Detto questo, quello che conta quando si affronta una strategia di link building, non è la scelta tra una tattica sospetta di spam rispetto ad un’altra meno sospetta: come sostiene anche Jon Ball (Search Engine Watch), quello che conta non è la tattica in sè, ma il modo in cui viene applicata.
Per dimostrare il concetto, Ball esamina, una per una, 5 tecniche che negli ultimi anni Google ha deprecato, ma che in realtà possono ancora portare ad un link-building sano, se ben utilizzate: i commenti sui blog, le rassegne stampa, i link reciproci, le directories, il guest posting.
I commenti sui blog
Funziona così: quando lasci un commento su un post, il tuo nome viene collegato al tuo sito, per far vedere chi sei e da dove scrivi. Una cosa naturale, per dare informazioni ai lettori. Peccato che negli anni molti abbiano iniziato a lasciare commenti a raffica sui blog, solo per veder aumentare il numero di link che puntano al proprio sito e quindi il ranking. Come risposta, Google ha introdotto il tag nofollow per rendere vana questa tecnica (tag che comunque non andrebbe disprezzato fino in fondo).
Ma non dovrebbe essere così, scrive Ball. I link che provengono da commenti sui blog sono una parte importante di un profilo di backlink sano, ma solo se sono costruiti con la testa.
È inutile e controproducente riempire di commenti-spam vari blog.
È invece sensato commentare i post di quei blogger che parlano di argomenti affini al tuo e che potrebbero interessare la tua comunità.
Rassegne Stampa
Le rassegne stampa vengono bollate per la prima volta come pratica di link scheming nel Luglio 2013, quando Google scoraggia gli utenti ad usare “link con anchor text sovra-ottimizzato negli articoli o nelle rassegne stampa che si trovano su altri siti”. Questo non significa dar fuoco (online) a tutte le rassegne stampa scritte fino ad ora, ma seguire poche semplici indicazioni:
1) I link da siti che si occupano solo di rassegne stampa saranno molto probabilmente ignorati o penalizzati da Google;
2) Google punirà tutti quei segnali di tattiche scorrette, come la già citata sovra-ottimizzazione delle parole chiave;
3) Le rassegne stampa scritte per il loro scopo originale – la promozione – hanno più probabilità di portare traffico, e se condivise da altri giornali online i link acquisteranno valore.
Riassumendo, le rassegne stampa devono continuare ad essere usate come canale di promozione, nel caso in cui l’azienda abbia qualcosa da comunicare e lo voglia diffondere all’esterno. Usarle solo per ottenere link non solo non porta benefici, ma è addirittura penalizzante.
Link Reciproci
Anche qui siamo di fronte ad una tecnica fin troppo sfruttata nel campo del link building scorretto. Io linko te, tu linki me, e questo fa aumentare il nostro ranking. Sì, ma solo se i link sono reali e se c’è una vera interazione tra le aziende linkate (co-marketing, collaborazioni, rapporto cliente-fornitore, ecc.).
Questa pratica è già stato bannata nel lontano 2005, quando Google lanciò l’update Jagger e scrisse nelle sue guidelines che era condannato “lo scambio eccessivo di link (linkami e io ti ri-linkerò) o le pagine partner costruite al solo scopo del cross-linking”. Insomma, devi limitarti a linkare i tuoi veri partner commerciali: non solo è corretto e onesto, ma è l’unico comportamento che ti porterà dei risultati positivi.
Directories
Le directories esistevano ancora prima dei motori di ricerca, come un utile strumento per cercare contenuti sul web. Ma, con l’avvento di Google, si sono pian piano trasformate in “fabbriche di link” a pagamento. E un link che proviene da “una fabbrica” non può far altro che penalizzarti.
Come evitare di caderci? Innanzitutto, chiedi a Google: controlla nei risultati di ricerca che posizione occupa una determinata directory, perchè si tratta di un chiaro segno della sua affidabilità.
Infine ricorda che ci sono due tipi di directory affidabili: le directory specifiche per una nicchia e le directory locali. Le prime devono essere rilevanti per il tuo target: se ti occupi di macchine automatiche, per esempio, ti sarà utile essere presente in una directory di meccanica.
Le seconde sono molto importanti per quelle aziende che stanno cercando di aumentare la loro presenza online in una comunità. Esempi di questo secondo tipo possono essere Google Places, Yelp, Yahoo Local, Bing Local, Paginegialle.it.
Guest Posting
L’ultimo arrivato nel regno malvagio del Black Hat Seo: il guest posting (il post di Matt Cutts è un cult della community).
Il capo della squadra anti-spam di Google, secondo Ball, disse che:
1) Il guest blogging è più di una pratica di SEO, per esempio è utile al marketing, al business, all’authorship;
2) Non tutto il guest blogging è morto, ma solo quello di scarsa qualità. Per esempio, un articolo scritto male, senza una vera notizia, con il solo scopo di inserire in fondo al post un link (con un anchor-text sovra-ottimizzato, ovviamente) che rimandi al nostro sito.
3) Google non ignorerà un buon contenuto solo perché viene da un guest blogger. E non ignorerà neanche i suoi link.
Per concludere, si può dire che il modo migliore per fare del buon link building è non pensare al link.
Agisci come se Google non esistesse (facile, no?!).
Lavora pensando sempre al brand, alle esigenze dei consumatori, a come pubblicizzare al meglio il prodotto. I buoni link, verranno di conseguenza, e saranno valutati come tali anche da Google. Citando Jon Ball, “please, please, please, think application – not tactic”.